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Una vita passata all'alambicco


Avevo fatto un tentativo di conoscere il Signor Jean Sommabère alcuni anni or sono ed ero passato, purtroppo per me e soprattutto per lui, in un momento in cui la salute non lo sorreggeva.

Anche nel 2010 ero intenzionato a fargli visita, ma mi ero piacevolmente attardato a chiacchierare col Signor Alexandre Ladevèze che ha un negozio nella bella piazzetta, ombrosa di platani potati in modo tale da fornire un fresco riparo per la gente del paese e per i turisti attratti dalla fama di Fourcès.

Così alle 19,30 non avevo avuto la sfacciataggine di suonare alla porta della vecchia casa sotto i portici.

La sua fama di distillatore è grande nella Ténarèze e avevo visto in un libro una fotografia dei suoi avi alle prese con un alambicco ambulante che mi aveva incuriosito ed ero desideroso di avere qualche notizia al riguardo.

Ormai il Signor Sommabère è in pensione (86 anni la giustificano ampiamente), ma i suoi ricordi sono ancora vivissimi e carichi di struggente nostalgia per la professione che ha segnato la sua esistenza; è sorretto da una moglie ancora assai vispa che integra le informazioni sull’armagnac di famiglia con precisione di dettagli e con legittimo orgoglio.

Hanno ancora una piccola scorta del loro distillato che vendono per arrotondare la pensione.

Sono così lontani dallo spirito commerciale che non hanno neppure rinnovato il cartello che segnala i millesimi in vendita; è sempre lo stesso e quando un’annata è finita, la annullano scrivendo sopra quella successiva.

Ottengo di posare con loro per una foto ricordo e si appalesa l’innata educazione contadina: Jean Sommabère si toglie il cappello e la moglie si aggiusta il grembiule per non trasmettere la sensazione di trascuratezza che la condizione di vita domestica, interrotta da una visita inattesa, può provocare.

Chiedo a mia figlia Elena di ritrarci, con alle spalle la vecchia foto che ritrae nonno Sommabère e suo fratello.

Non si sa con precisione quando sia stata scattata; è certo antecedente alla prima guerra mondiale perché lo zio era morto al fronte nei primi mesi del 1914.

Al cospetto di queste persone, ricevuti in due minuscole stanze, ordinate e linde, sembra superflua ogni apologia di questa terra.

 

P.S.

L’alambicco è stato venduto, ma la simpatia e la passione per la professione esercitata per una vita da questo signore mi hanno indotto a fare, consapevolmente, un errore nelle attribuzioni della mia ricerca.

Non me la sono sentita di togliere, proprio a lui, il possesso dell’alambicco.

P.P.S.

Nel 2014 devo aggiornare con dolore la situazione: il Signor Sommabère ci ha lasciati nel 2013.

Con lui se n’è andato un altro pezzo di autentica Guascogna.

Una vita passata all'alambicco
Una vita passata all'alambicco