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Armagnac odontoiatrico


Non ricordo con precisione l’anno in cui ho conosciuto il Signor Jean Ducruc, potrebbe essere intorno al 1980.

Mi erano giunte notizie positive sul suo armagnac per cui avevo deciso d’incontrarlo per acquistare un paio di bottiglie e non era stato difficile trovare la sua casa nel paesino di Bretagne-d’Arm.

Nel cortile non vedo nessuno per cui lo chiamo ad alta voce.

Compare un signore dall’apparente età di cinquant’anni che esordisce in questo modo.

“Soffre di mal di denti?”.

Ho sempre dubitato del mio francese, ma avendo semplicemente scandito il suo cognome, mi rendo conto che non esiste un possibile fraintendimento.

Subito dopo realizzo che in effetti, circa dieci giorni prima, avevo avuto un problema del genere per cui mi tocco il viso per verificare che non sia gonfio; mi pare assolutamente normale.

“No, signor Ducruc, sono passato per acquistare dell’armagnac”.

Vedo stupore e scetticismo nel padrone di casa e mi chiedo se per caso, in barba alle indicazioni fornitemi, io sia finito all’indirizzo sbagliato.

“Chi le ha detto che vendo armagnac?”

Bella domanda e purtroppo, complice l’imbarazzo provocato dalla situazione insolita, non ho saputo rispondere; proprio non ricordavo chi mi avesse fatto il suo nome.

La cosa lo insospettisce maggiormente e vedendo un’auto con targa italiana, fatto sicuramente non consueto a quei tempi e in quella zona, il Signor Ducruc non pare incline a soddisfare la mia richiesta.

Inizia così un pirandelliano gioco delle parti che ci vede protagonisti di una situazione assurda.

Comincia il padrone di casa (ma siamo sempre in cortile!); estrae dalla tasca una bottiglietta di armagnac del tutto anonima, come quelle che utilizzavano i mediatori al mercato e m’invita a degustarla.

Dire che resto interdetto è riduttivo, una situazione simile non mi è mai successa e mi convinco che voglia provocare.

In aggiunta non mi offre un bicchiere per assaggiarlo, creandomi un crescente disagio, ma lui insiste.

“Sentirà che meraviglia”.

Non posso sostenere di aver temuto che mi avvelenasse, certamente ho vissuto un momento non facilmente ipotizzabile.

In ogni caso controllo il colore e lo trovo limpido e coerente con un armagnac abbastanza invecchiato, ne apprezzo l’aroma deciso e porto la bottiglietta alla bocca.

Dopo il primo (e unico) sorso mi sento avvampare: l’alcool mi esplode in bocca con un turbinio di sensazioni sicuramente non sgradevoli e di una potenza inusitata per le mie conoscenze.

Riconosco di non essere un degustatore impeccabile, ma non mi era mai capitato di percepire la gradazione alcolica in modo così netto e purtroppo non riesco a mentire.

“Signor Ducruc, mi scusi, per me è troppo forte”.

Mai dichiarazione fu tanto inappropriata.

Parte una filippica terribile verso tutti quelli che riducono la gradazione dell’armagnac con le “petites eaux” e tutti gli altri che vogliono violentare il distillato per offrire al mercato e ai clienti più sprovveduti (intanto i suoi occhi erano gelidamente fissi sui miei) qualcosa che ha perso le caratteristiche più nobili dell’armagnac.

Naturalmente l’armagnac del Domaine de La Baylette non ha mai fatto parte della collezione e ancora oggi mi spiace.

Dimenticavo un opportuno chiarimento; solo in seguito, raccontando il fatto a un altro produttore di Bretagne-d’Arm., ho scoperto che faceva il dentista.

Purtroppo questo marchio storico di armagnac ha cessato l’attività.

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