L'olandese natante
Un forte stimolo alla distillazione la diedero i commercianti olandesi che acquistavano l’acquavite per stabilizzare i vini da trasportare via nave.
La loro flotta contava, secondo la stima di Colbert, ben 16000 navi ed era molto più potente di quella inglese e francese, rispettivamente dotate di 4000 e 600 unità.
In realtà gli olandesi fecero anche il tentativo di importare direttamente il vino della Guascogna, ma l’opposizione dei bordolesi rese l’operazione impossibile con un giochetto assai ben pensato.
Dal 1373 spostarono a inverno inoltrato la possibilità di vendere nei porti di Bordeaux e Bayonne il vino della concorrenza, ottenendo di saturare il mercato e rendere meno richiesti i prodotti guasconi, peraltro assai deperibili.
L’acquavite non era soggetta a questa restrizione e riduceva a un quinto il peso e l’ingombro del trasporto per cui, poco alla volta, fu ricercata e acquistata come tale, per essere poi utilizzata come fortificante del vino destinato al consumo interno e particolarmente ai lontani paesi baltici.
La più antica testimonianza di questo commercio è del 1550 e riguarda l’invio ad Amburgo di acquavite dell’Armagnac (Dufor - Daguin); con l’indipendenza dell’Olanda (1579) gli acquisti subirono un forte incremento.
L’aggiunta di alcool e di zucchero era determinante per adeguarsi al gusto dei consumatori olandesi, tedeschi e scandinavi e indispensabile per evitare la possibile acidificazione.
I porti del Baltico, del Belgio e dell’Olanda, tradizionalmente dislocati alla confluenza dei fiumi in mare, restavano inaccessibili per quasi tutto l’inverno a causa dei ghiacci, quindi il rischio di veder deteriorare il vino era oggettivamente presente.
Meno prevedibile il commercio con l’isola di Terranova; l’acquavite era scambiata con merluzzo essiccato (Societé Archéologique du Gers).
Viene in soccorso il lavoro di Brumont per segnalare alcune destinazioni dell’acquavite in partenza dal porto di Bayonne (anni 1649-1661): Pays Bas, Hendaye, Nantes, Hambourg, Londres.
L’armagnac veniva anche utilizzato per migliorare la qualità dei distillati di altra provenienza ed era venduto come “fil en quatre” o “fil en six” (fil è dizione popolare di eau-de-vie) secondo la percentuale di acquavite presente in queste anonime miscele.
I dati concernenti il volume di questo commercio certificano quanto fosse imponente; nel 1640 Bordeaux esporta 3000 barriques (6750 ettolitri, le pièces erano più piccole, 225 litri) di acquavite l’anno, mentre nel 1700 si parla già di 90000 ettolitri.
Credo sia sufficiente riflettere sulle dimensioni del commercio collegato per avere un’idea appropriata del valore di quest’attività (Samalens – Samalens).