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I boschi


Una delle componenti più affascinanti del paesaggio guascone è l’alternanza di prati, coltivazioni di cereali, vigneti e boschi; il tutto inserito in un contesto di ampio respiro e mai aspro, come spesso capita di vedere in alcune zone della Francia.

Peraltro secondo alcuni autori la vicinanza di boschi e vigneti sfavorisce i secondi, riducendo il tasso zuccherino e aumentando l’acidità dei grappoli; in aggiunta si consideri che i boschi assorbono l’eventuale eccedenza di acqua e proteggono la vite dal freddo notturno.

Non per nulla i boschi sono stati preservati o impiantati nella zona sommitale delle alture.

Sono esattamente le condizioni ideali per la produzione di un vino adatto alla distillazione.

Spesso si tratta di querce gigantesche e la mente corre verso tutte le tradizioni presenti nella mitologia greco-romana e in quella celtico-germanica; dalla pianta sacra a Giove, ai Druidi e a Thor.

Il valore simbolico della quercia fu tale che Carlo Magno, vittorioso su una tribù sassone, per evitare ogni possibile insurrezione degli sconfitti, si premurò innanzitutto di decapitare tutti i maschi in grado di combattere e poi di abbattere l’immensa quercia sotto la quale erano prese tutte le decisioni di quella popolazione.

Come se ai popoli odierni, oltre alla libertà, togliessero la Costituzione.

Sempre i Celti, con l’intento di allontanare gli spiriti maligni, erano soliti fasciare le teste (mozzate e impalate) dei nemici caduti in battaglia, con foglie di quercia.

Purtroppo neppure questi giganti botanici sono in grado di resistere a fenomeni ciclonici come l’uragano Klaus del 2009 e il danno è proporzionale ai loro anni.

Quando il lettore troverà nella ricerca la specifica “dom” nel riquadro dedicato al legno utilizzato per la costruzione delle botti, rifletta anche sull’importanza e sul valore economico di questa scelta.

Leggerò in seguito sulla Dépêche du Midi che il solo costo del reimpianto, previa liberazione del terreno dai detriti, si aggira intorno ai 2500 euro per ettaro.

Per avere un’idea più precisa dell’entità del danno prodotto (circa 5200 ettari di foresta distrutta nel circondario di Eauze, Nogaro, Montréal-du-Gers e Cazaubon), segnalo la benemerita decisione presa in questa circostanza dai vertici del B.N.I.A.: mettere a dimora giovani querce in alcuni ettari di terreno demaniale per avere in futuro una ragionevole scorta di legname.

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