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Le fonti


La fonte privilegiata è la più diretta: l’avallo di chi produce o commercializza un prodotto; a questa mi sono attenuto ogni volta mi è stato possibile.

In seconda istanza vengono i libri che parlano dell’argomento. Sono tutti di grande attendibilità, ma quelli più datati presentano il rischio di una ridotta aderenza alla situazione presente; in pratica sono più storia che attualità.

Al terzo posto inserisco le enoteche, se non altro per il piacere di visitarle, di scambiare pareri con i proprietari e verificare de visu (e de gustu, in alcuni casi) ciò che essi offrono.

L’esperienza m’induce ovviamente a non trascurare le cantine dei ristoranti; da quanto e soprattutto da quale armagnac è presente, è possibile anche trarre indicazione sul loro valore.

Ci sono poi le aste nazionali e internazionali. Riguardano generalmente bottiglie rare e si tratta del ristretto mercato del collezionismo; in compenso le grandi case d’asta sono normalmente generose di dettagli all’interno dei loro cataloghi.

Per chi non disdegna viaggiare, le manifestazioni dedicate in modo specifico al vino e agli alcolici sono occasioni di scoperte mai banali; in quei momenti gli espositori sono a completa disposizione e offrono il meglio del listino.

I corsi per assaggiatori sono dedicati a molteplici argomenti, compreso l’armagnac; in quelle occasioni si possono fare esperienze utili per il neofita e conoscenze personali che certo arricchiscono l’appassionato.

I bar italiani sono in genere assai latitanti alla voce armagnac ma, quando è presente, possono riservare gradite sorprese.

È possibile reperire notizie anche sul Web e, dal punto di vista numerico, i dati più rilevanti si trovano su Ebay.

La parte più innovativa delle fonti ritengo sia legata alla comparsa dei blog e dei forum; vi si trova di tutto, da chi chiede quale valutazione possa avere la strana bottiglia trovata nella cantina dello zio defunto, a chi invece racconta le proprie esperienze enoturistiche con dovizia di particolari e spesso con eccessi di protagonismo.

Molto più interessante frequentare i mercati locali; si respira l’anima profondamente contadina dell’armagnac.

Una fonte importante, ma non sempre accessibile, è la visita ai piccoli musei privati che alcuni produttori possiedono.

Ovviamente riguardano la parte storica della Guascogna e dell’armagnac e richiedono un lavoro di ricerca che non si può esaurire in una visita; sono una miniera d’informazioni e permettono scoperte e confronti sovente stupefacenti.

Non trascuro neppure i racconti dei vecchi contadini ma in questi casi utilizzo le informazioni solo per confermare i dati già acquisiti.

Un cenno lo meritano gli Uffici del Turismo e i Syndicat d’Initiative, in modo particolare quelle piccole sedi distaccate nei paesi che si dedicano alla promozione locale: hanno una grande conoscenza del territorio, non sono assaliti da torme di viaggiatori in cerca di una sistemazione e sono generalmente gestiti da giovani motivati e gentili.

Ritengo degne di attenzione le manifestazioni dedicate alle tradizioni; l’armagnac non manca mai e si conoscono personaggi incredibili.

Ovviamente sono importantissimi gli Archivi Dipartimentali dedicati alla storia della Guascogna e dell’armagnac.

Ho lasciato deliberatamente per ultimo il Bureau National Interprofessionel de l'Armagnac (B.N.I.A.) che ha nel suo ruolo interprofessionale il mandato più importante; ricordo che si tratta del depositario della legge in materia.

Questa collaborazione, sempre avvenuta nel rispetto della riservatezza degli iscritti, è anche testimoniata dalla consegna dei palmares dei vari concorsi dedicati all’armagnac da diversi decenni.

Pur avendoli ampiamente utilizzati, non ne faccio menzione per attenermi al dettato principale della mia ricerca che spera di aiutare l’appassionato nella scelta, senza intenzione di condizionarla.

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