Colombi
L’importanza che anticamente rivestivano i colombi domestici per l’apporto proteico fornito, è testimoniata da molteplici torri colombarie (pigeonnier) presenti nel territorio.
Sono costruzioni assai eleganti e bisogna osservarle con attenzione e da vicino per comprenderne l’impiego.
La pratica di allevare colombi per farne nutrimento ha ovviamente un aspetto crudele e, stante le ridotte dimensioni di questi uccelli, suscita anche la perplessità sul loro valore alimentare.
Perplessità non condivisa dagli Zeloti di Masada che resistettero al lungo assedio delle legioni romane anche grazie al contributo dei colombi che dimoravano nella fortezza.
Non sono vere piccionaie, sono fori praticati nel versante interno delle mura, tuttora visibili.
Piccionaie vere invece si possono vedere sempre in Israele, a Maresha: sono grotte d’incredibili dimensioni che avevano una popolazione così numerosa di piccioni da aver arricchito la città col commercio del guano.
Tornando alla Guascogna, la cosa più sorprendente risiede nel calcolo fatto per stabilire quanto terreno sia necessario per sfamare ognuno di questi volatili: un ettaro.
Senza voler provocare ricordo che la guida che mi accompagnava nella visita dell’Orvieto sotterranea parlò di circa 22.000 nidi approntati nelle grotte affacciate sulla valle; un rapido conto, dando per assodato che gli italici piccioni utilizzino la stessa estensione di territorio, porterebbe a 220 km/q.
Paiono francamente troppi.
Chi volesse vedere un pigeonnier si rechi al Château di Marignan, al Domaune de Parot ad Avéron-Bergelle. Oppure si spinga a Saint-Avit-Frandat, a nord di Lectoure; è in buone condizioni, pur se in parte anomalo, essendo circolare; si può associare alla visita del vicino Château di Lacassagne.
Ottimi esempi di pigeonniers esagonali sono visibili nei pressi del Château de Miramont (non lontano da Fleurance) e a Ségoufielle.
Molto particolari sono quelli sostenuti da colonne in pietra; propongo quelli di Andiran e di Mont-d’Astarac.
Esiste anche la possibilità di soggiornare all’interno di queste grandi strutture, evidentemente in parte trasformate. Basta recarsi al Domaine de Lassaubatju; la famiglia Blondeau la mette a disposizione di tutti gli ospiti e non è strettamente necessario tubare per essere accolti.
Trovo anche singolare l’analogia che emerge dalla lettura del libro di Frédéric Lebel: 15.000 ettari di territorio destinato alla produzione di armagnac sostengono l’attività di ben 15.000 persone.
In pratica uomini e colombi prosperano utilizzando soltanto un ettaro di superficie.
Tralasciando i simpatici volatili, si può dedurre che una produzione di eccellenza non richiede grandi estensioni di territorio per essere remunerativa.