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Il Signor Henri Faget


Arrivo al castello di Cassaigne, antica residenza dei vescovi di Condom fino all’avvento della Rivoluzione, intorno alle 13 e 15; il mio correre convulso allo scopo di verificare al massimo tutti i dati raccolti per il libro mi rende iperattivo, ma non maleducato per cui, considerata l’ora, parcheggio l’auto all’esterno e mi dirigo con calma verso la cantina per verificarne l’orario di apertura.

Il Signor Henri Faget è sulla porta di casa (termine quanto mai riduttivo, visto lo splendore del palazzo), mi scorge, si avvicina e mi chiede cosa desidero; è sufficiente fare cenno al libro sull’armagnac per fargli perdere le staffe, nel senso più buono, più gentile, più entusiasmante.

Mi accoglie nell’ex arcivescovado, avvisa la moglie del mio arrivo dicendole che “Un italiano intende scrivere un libro sull’armagnac!” e mi travolge con la sua disponibilità e grande cultura.

Mi riserva un tempo immenso, mi fa dono del libro che ha scritto (con tanto di preziosa dedica), ci scambiamo le e-mail e manifestando apprezzamento per la mia ricerca, mi chiede di inviargli il libro non appena sarà edito.

In quest’occasione mi confermo nell’ipotesi che la grande tradizione storiografica della Francia tragga origine e sostentamento da persone come Henri Faget e, se mai avessi avuto dei dubbi sul mio lavoro, questo distinto signore mi obbliga a terminarlo.

Chi ha meno di ottantotto anni tragga spunto da lui per ispirarsi.

Un breve inciso lo dedico a una parte del castello che avevo ammirato anni prima.

“La cucina dei vescovi” è qualcosa da non perdere assolutamente; non troverete la monumentalità delle cucine del palazzo reale a Sintra o la dimensione esclusivamente contadina dei poderi toscani, ma se volete respirare l’aria di un’immutabile Guascogna, chiedete di visitarla.

Negli anni passati era possibile vedere un diorama sonoro della durata di quindici minuti. Si tratta di una delle più curate operazioni promozionali allestite da produttori e negozianti.

Il corredo delle immagini testimonia la continuità della produzione tradizionale dell’armagnac ed è assai coerente alla vetustà e all’eleganza dell’ambientazione.

 

P.S.

Nel 2011 sono tornato al castello di Cassaigne.

Era mia intenzione proporre al Signor Faget lo stato di avanzamento della ricerca ed ero felice di potergli presentare mia figlia Elena, ormai coinvolta nella passione e attendibile degustatrice di armagnac.

Purtroppo non era presente e temo che l’età avanzata cominci a manifestare quelle complicazioni, mi auguro lievi, che sovente comporta.

Il Signor Henri Faget
Il Signor Henri Faget