La Baronessa di Saint-Pastou
In alcuni momenti non si riesce a barare sulle proprie origini.
Mi è successo al Château di Castex, imponente costruzione di proprietà della famiglia Saint-Pastou da generazioni.
Ci accoglie (io con moglie e figlia) una giovane signora che ci invita a entrare in un salotto che lascia trasparire l’opulenza e gli anni della magione e mi presenta la madre che mi porge la mano; la stringo e presento la mia famiglia chiarendo il motivo della mia visita.
La giovane signora ci intrattiene con grande disponibilità, ci fa visitare la cantina dove troneggia un alambicco costruito dalla ditta Sier nel 1893 (ci voleva coraggio e tanta fiducia nel proprio prodotto per acquistare un alambicco in quegli anni difficili) e quindi arriviamo al momento dell’acquisto.
Per cortesia e perché so che il gesto è apprezzato in Guascogna, lascio a loro decidere per il millesimo; a detta della Baronessa madre, una delle annate preferite dal defunto marito era il 1959 e ovviamente acconsento.
Nel salutare, mi congratulo per la bellezza del maniero e per l’armagnac.
La Baronessa mi congeda in questo modo:
“Vedrai che successo avrai quando lo offrirai ai tuoi ospiti!”.
Risalgo in auto e rifletto su qualcosa che non mi convince in questa dichiarazione, ma mia moglie è totalmente digiuna di francese e mia figlia, ancora ai primi rudimenti di questa lingua così affascinante, non può essermi di aiuto.
Poi finalmente realizzo che la causa della mia perplessità era legata al fatto che la Baronessa mi si fosse rivolta dandomi del “tu”, invece che del “voi” come si usa in francese tra persone che non sono in rapporti di confidenza. Contemporaneamente mi rendo conto che probabilmente la mano della Baronessa mi era stata offerta per un baciamano, non per una stretta di mano; è bastato quel piccolo gesto per tradire le mie origini popolane, connotate da una ridotta dimestichezza con la ritualità nobiliare.
In ogni caso la Baronessa aveva ragione: quella bottiglia è stata un successo.
P.S.
A giugno 2012 la ricerca mi porta ancora al Castello di Castex. Ritrovo la Signora Odile, frizzantissima intrattenitrice di acquirenti cinesi e conosco l’ultimo rampollo della famiglia, il giovane Barone Pierre.
Non è evidentemente il momento di imperversare con le mie domande, per cui rimando ai giorni successivi, ma la famiglia Saint-Pastou decide di sorprendermi ancora.
Ricevo la visita del Barone Jacques presso Le Chai di Monguilhem (dove alloggiare meglio che a casa dell’amico Eric, nella vecchia cantina dismessa di M.me Thaon?).
Avendo notizia dell’arrivo di questo italiano appassionato d’armagnac durante una cena con altri produttori della zona, avvenuta proprio nel ristorante annesso al mio domicilio guascone, è venuto a cercarmi; una notevole cortesia.
Personaggio assolutamente singolare, dotato di travolgenti doti comunicative unite alla naturale simpatia; lo sguardo, sorridente, è penetrante senza essere fastidiosamente indagatore.
Racconto l’aneddoto della mia conoscenza con la madre e ne ironizziamo insieme anche se, inopinatamente, richiamo alla sua memoria la scomparsa della Baronessa avvenuta esattamente l’anno dopo la mia visita (1986); ricevo comunque l’imprimatur ufficiale alla pubblicazione.
Con l’invito a partecipare, ospite al castello, al rito della distillazione; temo di non poter essere presente, ma non nascondo la gratificazione provata.
“Sai, mi dice, tutto sommato l’armagnac è soprattutto frutto di passione e la tua visita, così come la ricerca che stai portando avanti da anni, la manifesta ampiamente”.
Darsi del tu è stato naturale e ci salutiamo con un italianissimo ciao.