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Nobiltà di spada e di toga


Nonostante la mia scarsa dimestichezza con stemmi, blasoni e titoli nobiliari, ho la netta sensazione che la percentuale di nobili presenti in Guascogna sia difficilmente riscontrabile altrove.

Una delle possibili spiegazioni di questa incredibile proliferazione di titoli è che molti derivino dalle benemerenze acquisite in guerra; la componente guascona era già predominante nelle Guardie di Francia (Les Carabins) sotto Enrico IV e nella Compagnia dei Moschettieri del Re, sotto il regno di Luigi XIII, del Re Sole e di Luigi XV.

Relativamente ai Cadetti di Guascogna ho scoperto che il termine cadet proviene dal dialetto guascone capdet, ossia capitano; la carriera militare della nobiltà iniziava con quel grado.

Enrico IV contribuì a incrementare il numero dei nobili; nel 1604 introdusse una nuova tassa (la paulette) che riguardava i funzionari dello stato e consentiva la trasmissione ereditaria degli uffici e degli emolumenti. Si creava così una nobiltà giovane definita “nobiltà di toga” in contrapposizione alla “nobiltà di spada” di origine feudale.

Anche in epoca napoleonica i guasconi non si sono defilati e l’Imperatore distribuiva bastoni da maresciallo e titoli nobiliari ai più valorosi; Jean Lannes, figlio di proprietari terrieri di Lectoure, divenne Plenipotenziario del Portogallo poi Maresciallo di Francia e infine Duca di Montebello.

Non ci si dimentichi, però. che parallelamente alla spavalderia, al coraggio sfrontato e alla fedeltà ai propri ideali troveremo tuttora legami d’indissolubile amicizia e il gusto del racconto per iperboli e paradossi.

Comunque per chiarire il contesto e i personaggi locali, conviene non dimenticare quanto si legge nel libro dei fratelli Samalens a proposito del carattere dei guasconi:

Bernard Adolf Granier de Cassagnac, residente nelle Antille e sposo di una donna creola, avendo avuto notizia che in patria circolavano pettegolezzi riguardanti la famiglia della moglie, non si preoccupò di fare un viaggio di sei mesi per sfidare a duello e uccidere l’improvvido denigratore”.

Altro personaggio storico assai famoso in Guascogna è Blaïse de Monluc; anche lui meritevole di essere effigiato sulle etichette di un ottimo armagnac. Lo si ricorda per la guerra contro i Protestanti e per le innumerevoli ferite riportate in battaglia; terminerà la sua carriera con il bastone di Maresciallo.

La tradizione militare è comunque mantenuta viva anche con un tocco di sana autoironia e visto che siete nel posto giusto, se volete gustare il gusto classico dell’iperbole e ascoltare le guasconate più folli ed esagerate, sappiate che a Moncrabeau, la prima domenica di agosto, si tiene un festival delle spacconate.

Esiste addirittura l’Accademia dei bugiardi (lo statuto impone che non si danneggi alcuno, se non la verità!) e basta conoscere un poco di francese, per passare un pomeriggio esilarante.

Mi concedo infine una digressione a proposito di Henri IV. Il re è diventato per i guasconi, secondo l’aspetto considerato, il “buon re Henri”, lo “Nouste Henri”, Le Roi Galant” e pure “Le Vert Galant”, ossia lo sciupafemmine. L’elenco delle conquiste stilato da Chateaubriand lo pone in concorrenza con il più titolato Don Giovanni di Spagna; impresa invero titanica, se il computo di Leporello, 2065 vittime, fosse attendibile.

L’iconografia classica presente sulle etichette lo rappresenta sempre con un sorriso lievemente ambiguo e lo sguardo rivolto lateralmente, come se stesse furtivamente sbirciando in un muliebre decolleté. Notevolmente migliore la rappresentazione di Frans Pourbus il Giovane in un quadro che precede di poco la sua morte avvenuta per mano di un fanatico cattolico, François Ravaillac.

Atroce anche il destino delle sue spoglie mortali. Nel 1793 il cadavere fu disseppellito e smembrato per fare commercio della sua mummia (a quei tempi si attribuivano virtù terapeutiche a questi reperti); si salvò solo la testa che, dopo infinite peripezie, finalmente giunse nelle mani misericordiose di un diretto discendente.

Vale la pena evidenziare che si è pervenuto all’accertamento della sua identità per mezzo di un test genetico effettuato su un fazzoletto intriso del sangue reale. La credenza popolare attribuiva poteri straordinari a questi oggetti e spiega perché in tante vecchie incisioni riguardanti esecuzioni di nobili personaggi compaiano sempre degli individui che attendono sotto il palco del martirio.

Per i cultori di queste aneddotiche suggerisco una visita al Château de Briat: i ritratti presenti (non visitabili, fanno parte dell'abitazione privata) parlano ancora delle cacce e degli amori reali.

Per tutti gli altri sarà l’occasione per conoscere i gentilissimi proprietari, per visitare un armonico maniero (nel 2012 lo stavano riportando all’antico splendore) e per degustare un eccellente armagnac.

Nobiltà di spada e di toga
Nobiltà di spada e di toga