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L'arte di aggiustare


Avviso gli armagnauti alle prime armi che non è facile trovare questa proprietà poiché l’ingresso non è indicato da pannelli; esiste solo una scritta, molto discreta, Château Jaulin, posta sui pilastri d’ingresso al viale che parte dalla strada provinciale.

Arrivo proprio nel momento in cui il proprietario sta partendo con l’auto e in cuor mio spero che si fermi qualche istante per informarmi sulla produzione della sua azienda centenaria.

Splendida casa, Signor Castay”.

La risposta del Signor Castay è stupefacente: -I miei vecchi l’hanno costruita quando ci si poteva arricchire, badi bene, non con il commercio dell’armagnac, ma dell’acquavite d’armagnac. Solo il cielo sa quanto cognac è stato aggiustato con l’armagnac-.

In tutto il libro si potrà scorgere la non discreta partigianeria del sottoscritto nei confronti dell’armagnac e conseguentemente cenni velatamente critici verso il cognac ma, anche in virtù delle dichiarazioni del Signor Castay, sono obbligato a riflettere senza preconcetti sulla parte storica del mercato delle acquaviti.

Innanzitutto le informazioni acquisite a questo riguardo sono state numerose anche nell’ambito di una ricerca che non aveva intenzione, almeno in origine, di testimoniare questo commercio.

Evidentemente la pratica era assai diffusa.

Pensare a un’attività sostenuta esclusivamente da mediatori e negozianti non sarebbe del tutto vero.

Naturalmente il piccolo vignaiolo non era attrezzato per gestire questa parte commerciale, anche se alcuni proprietari avevano già cercato di ovviare all’intermediazione allestendo proprie filiali a Cognac..

Alla luce di tutte queste considerazioni ritengo quindi doveroso rendere il giusto riconoscimento ai commercianti della Charente che hanno scelto di offrire al consumatore anche la scelta guascona.

 

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