L'armagnac di Capitan Fracassa
Se non tenesse tanto al suo ruolo di produttore al Château di Bordeneuve, sarebbe assai facile, anche se forse troppo riduttivo, definire Thomas Guasch come un ottimo imprenditore.
In realtà il listino dei suoi armagnac è veramente grande e assai qualificato, basta analizzare l’offerta di Châteaux et Collections per rendersene conto.
Era alle porte l’importantissima manifestazione di Bordeaux, ma avendo compreso il motivo della visita, mi ha dedicato ascolto, attenzione e collaborazione a tutto campo.
Non senza trascurare di illustrarmi il marchio al quale tiene particolarmente, il Baron de Sigognac; il tutto condito dal mito di questo nobiluomo che aveva tolto dalla cantina ogni orologio: scandire le ore, nel tempio dello scorrere degli anni, gli pareva ai limiti del sacrilego.
Da buon guascone confidava nel suo palato per stabilire quando era giunto il tempo opportuno.
Con letteraria ironia il Signor Guasch ha scelto colui che tutto il mondo conosce come Capitan Fracassa.
Il tratto migliore che ho colto è il dinamismo che lo pervade; ha parlato a lungo dei suoi progetti e dei suoi obiettivi con tanto entusiasmo da coinvolgere anche uno sconosciuto stilatore di compendio armagnacchese.
Mi ha mostrato la cantina di Castelnau-d’Auzan parlando anche delle modifiche che intende apportare, mi ha invitato a visitare la distilleria dove troneggia un alambicco quasi centenario e, fatto che l’aspirante autore non poteva che apprezzare, mi ha offerto la documentazione in suo possesso per un eventuale corredo fotografico.
Tutto senza fini promozionali e quindi ancora più meritevole.
P.S.
Nel maggio 2011, in occasione di una delle mie continue verifiche, avevo telefonato al Signor Guasch per passare a salutarlo ottenendo appuntamento al Château de Bordeneuve.
La casa è splendida, mantenuta nelle condizioni originarie del 1800, con il corridoio centrale che introduce ai vari ambienti, così com’era tradizione delle vecchie abitazioni guascone di pregio.
Inizia così una visita sorprendente fin dall’inizio: mi viene presentato un pianoforte, una delle passioni del proprietario.
Avrò modo di verificare nella visita al nuovo vigneto quanto la persona unisca questo elemento emotivo a una chiara vocazione imprenditoriale; non c’era una ragione particolare per condurmi alla vigna, ma voleva mostrarmi questa sua nuova creatura (la superficie totale è ormai di 18 ettari, tutti dedicati alla produzione di armagnac) per evidenziare ogni piccolo particolare, a cominciare dai tradizionali pali di acacia.
Poi finalmente vedo il mitico alambicco costruito da Gazagne, mi complimento per la sua bellezza e arriva subito la notizia che ne ha acquistato un altro, ovviamente armagnacchese, per distillare il vino più rapidamente.
In effetti, l’operazione deve essere la più precoce possibile; il Signor Thomas la effettua regolarmente entro novembre. In pratica subito dopo la raccolta, che dura 10-15 giorni.
La vinificazione avviene con una pressatura leggera (al massimo dopo ½ ora della raccolta per evitare contaminazioni) al fine di ottenere un mosto chiaro, senza la presenza della feccia più grande che può trasmettere un sentore vegetale al distillato; la feccia di grana fine, apportatrice di elementi aromatici positivi, è invece trattenuta.
Si ottiene in questo modo un vino con alta acidità totale, necessaria a conservarlo e ad arricchirlo di aromi e con un’acidità volatile inferiore di 4-5 volte il consentito dalla legge.
Pure per le botti vi è grande attenzione unita a dinamismo.
Innanzitutto ogni anno 1/3 delle pièces è rinnovato e già il 50% di queste possiede la caratteristica di avere una superficie di contatto fra legno e distillato più sviluppata del normale.