Bastides e Sauvetés
Fra il 1253 e il 1322 compaiono le “bastides”, piccoli paesi circondati da mura e con un disegno costante: strade che s’incrociano ad angolo retto come nel castrum romano e una piazza centrale (generalmente rettangolare) sulla quale si affacciano basse costruzioni abitative rette da colonne in pietra che sostengono porticati lignei.
Le più note sono Montréal-du-Gers, Barcelonne-du-Gers, Lannepax, Bretagne-d’Arm., Marciac, Monfort fondate dai francesi (bastides capetinge) e Fourcès, Betbezer, Labastide-d’Arm., Monguilhem, Larée, Lias-d’Arm., Montégut, Créon-d’Arm., Réjaumont, Saint-Gein ecc. nate sotto il dominio inglese (bastides plantagenete).
Per Fourcès si ipotizza un’origine parzialmente diversa; forse si trattava di un “castelnau” che vide la secondaria aggiunta dei porticati In effetti la presenza del castello e della piazza tonda è assai singolare.
L’etimo di bastide è incerto, può derivare dall’occitano bastit come dal provenzale bastido e non si può neppure escludere che provenga dall’italiano.
Ne esistono molti esempi: Bastia (SV e MC), Bastia Umbra, Bastida Pancarana (PV), Bastita (CN) ecc.
Infine ricordo che la traduzione francese del verbo costruire è bâtir.
Particolarmente la bastide di Larressingle merita una deviazione; è assai ben conservata e rende perfettamente l’idea di come si vivesse nel 1300, insidiati da vicini ingombranti e potenti.
Qualcuno la definisce la piccola Carcassonne; il confronto è impari, se si considerano le dimensioni, ma si tratta di un villaggio che ha mantenuto una grande aderenza alla tipologia costruttiva del tempo.
Senza aver subito i rimaneggiamenti e gli immaginifici orpelli del grande Viollet-Le-Duc a Carcassonne.
Dal piccolo e delizioso libro di G. Tholin e J. Gardère del 1892 scopro che la sua costruzione (1163) ebbe l’imprimatur pontificio di Alessandro III, lo stesso Papa che poco dopo autorizzò la costruzione di Alessandria.
Iperattivo questo Pontefice, negli stessi anni si curava anche della costruzione di Notre-Dame a Parigi.
Non posso esimermi di fare dei confronti: a Larressingle ci sono mura possenti, mentre la mia città era definita “Alessandria della paglia” per l’invincibile copertura dei suoi tetti.
Le dimensioni di questa bastide sono alquanto contenute e la ridotta guarnigione presente ai tempi delle guerre di religione lo certifica: due soldati, che nei momenti di crisi diventavano tre.
Per gli appassionati di queste rappresentazioni, certamente per i bimbi, segnalo che si possono vedere all’opera le macchine da guerra del tempo, riprodotte in scala uno a tre, sono frutto del lavoro appassionato del Signor Renaud Beffeyte.
Dal sito dedicato traggo anche la notizia più inattesa: erano affittate direttamente dai costruttori che, pecunia non olet, fornivano assediati e assedianti.
Compaiono in quel periodo anche le “sauvetés”, insediamenti religiosi: Saint-Mont, Saint-Puy, Saint-Dode, Saint-Maur, Saint-Justin-d’Arm., Saint-Antoine e La Sauvetat.
Com’è facile intuire dal nome, si trattava di strutture atte a fornire asilo ai contadini del circondario sotto l’egida della Chiesa, attraverso l’istituto della “pace di Dio” e la loro funzione fu assai importante per ripopolare le campagne.
Infine segnalo l’imponente Collegiale gotica del XIV secolo a La Romieu. Composta di chiesa e chiostro ornato da bellissimi affreschi, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Il suo nome ricorda uno dei percorsi classici del pellegrinaggio medioevale, quello diretto a Roma, divenuta nel 1300 sede del primo Giubileo dichiarato da Bonifacio VIII (Gerusalemme era nel frattempo caduta in mani musulmane). Il gran numero di reliquie trasferite dalla Terrasanta alla sede del papato autorizzava i fedeli a godere degli stessi benefici del viaggio a Gerusalemme.
La Romieu fu fatta edificare dal cardinale Arnaud d’Aux (parente del guascone Bertrand de Got, Papa Clemente V.) per accogliere i pellegrini diretti a San Giacomo di Compostela.
L’edificio è sovrastato da due torri possenti e da esse ci è offerto un paesaggio affascinante; purtroppo per arrivarci bisogna affrontare 136 scalini.
Non fate come il sottoscritto che, amante dei romantici tramonti, vi si è recato nel tardo pomeriggio dopo aver degustato un buon numero di armagnac.
Più che una visita diventa una Via Crucis.