Desaparecidos
La mia intenzione di dedicare tanto tempo alla ricerca sull’armagnac ed alla redazione di un libro ha dovuto superare il vaglio famigliare e quello degli amici; da sempre mi hanno sentito magnificare quest’acquavite e la terra che la produce, però nessuno pensava che avrei veramente preso la decisione di accingermi all’impresa.
Naturalmente mi era rivolta la domanda più banale:
-Perché lo vuoi fare?-
Domanda comprensibile anche se irrituale; chiunque sia appassionato di un argomento può fornire miriadi di motivazioni a supporto della sua tesi e sa benissimo che ben poche di queste saranno condivise da qualsiasi persona che non sia colta da raptus editoriali.
A questo scopo fornisco l’esempio che mi pare più degno e che rispecchia correttamente il mio modo di percepire, comprendere e infine amare la realtà di cui mi sono occupato e che ha ispirato la ricerca e queste brevi note.
Molti anni or sono avevo acquistato una bottiglia di armagnac del Domaine de Labranette a Cassaigne ed è tuttora presente nella mia raccolta.
Ho cercato in questi anni di integrare i miei dati con altra documentazione e non trovo più nulla.
In pratica nel web, nei libri e in ogni altra fonte, la famiglia Lacomme, a proposito della produzione di armagnac, è pressoché scomparsa.
L’unica segnalazione compare nel testo di Bernard Pichonnat del 1989.
Il sottoscritto però non vuole subire passivamente questa situazione, se non altro perché una dolcissima signora, della quale purtroppo non ricordo il nome, mi aveva ricevuto con infinita grazia e mi aveva anche invitato a pranzo.
Avevo rifiutato e non certo perché questa persona, quasi scusandosi, aveva premesso che poteva offrire “solamente” un piccolo pasto paesano.
Non si tratta quindi di mania catalogativa.
È presente il forte desiderio di perpetuare in qualche modo l’esistenza di persone che hanno dedicato parte della loro vita all’armagnac.
Non intendo comunque svolgere un’azione vicaria a tutti i ricercatori della Guascogna, anche se la stessa Società Archeologica del Gers lamenta una sostanziale scarsità di notizie concernenti viticultori, produttori e negozianti proprio all’interno degli archivi dipartimentali.
Il mio obiettivo è assai più limitato, sia nella profondità sia nella metodologia della ricerca.
Spero soltanto che qualcuna di queste persone, destinate forse a un ingiusto anonimato, trovi il proprio nome e il frutto del suo lavoro accomunato agli attori più grandi e noti di quest’universo caleidoscopico.