Sarò breve
Il mio arrivo mattutino coglie il Signor Christian Marou decisamente indaffarato tuttavia, avendo compreso il motivo della mia visita, mi riceve con la semplice e comprensibile richiesta di una veloce intervista.
Garantisco con il classico “sarò breve” alle ore 9,00; alle 10,15, avendo conservato comunque un residuo senso del pudore, sarò io a prendere un imbarazzato congedo.
Stendo queste note a distanza di una settimana e, essendo consapevole di aver parlato a lungo di armagnac, mi chiedo comunque quale sia l’effetto che faccio sul mio interlocutore, anche il più interessato e paziente.
Forse la mia nazionalità, forse un’accettabile competenza, forse anche l’età finiscono per incuriosire chi mi riceve; magari molto più semplicemente traspare quella non trascurabile componente di passione che mi pervade.
In verità, a inizio del colloquio sovente mi sento chiedere se faccio il giornalista di professione, poi si comprende benissimo che la mia realtà è un’altra.
In questa circostanza è stato sufficiente citare un produttore di alambicchi per indurre il Signor Marou a introdurmi nella splendida cantina (da visitare assolutamente!) e a raccontarmi la storia famigliare che ha portato al suo Domaine il monumentale alambicco che tuttora possiede.
Credo sia l’unico alambicco della Guascogna che porti un nome femminile (Valentine Cassaet) e faceva parte della dote nuziale di questa signora; cito il fatto per testimoniare l’attaccamento di questi produttori alla loro proprietà.
In aggiunta si pensi che era stato costruito personalmente da un nonno per la nipote; solo un nonno guascone è capace di simili imprese.
Con questi ascendenti non si può cambiare lavoro e il Signor Marou fa egregiamente la sua parte.
Non potrebbe essere altrimenti; la famiglia lo sta facendo dal 1650.