Dedica
Molti anni or sono, uscendo dalla cinta muraria di Larressingle, ho trovato ad aspettarmi un signore che, avendo visto la mia auto targata Alessandria, mi aveva atteso per conoscermi e presentarsi.
Era ovviamente italiano, uno dei tanti che s’incontrano girando il mondo, e aveva dei parenti nella mia città, persone che casualmente conoscevo e alle quali ho poi portato il suo saluto.
Ora che ho deciso di intraprendere questa ricerca, verifico che fra più di 1500 nomi di produttori d’armagnac, considerando anche quelli che hanno cessato l’attività nell’arco del secolo precedente, una parte non trascurabile di essi ha un cognome italiano, per lo più di matrice veneta.
Irene Gaubert, nel suo libro "Armagnac Terre Gasconne" del 1946, segnala che un censimento effettuato nel dicembre del 1936 rilevava la presenza di 20.805 lavoratori stranieri in Guascogna, “presque tous Italiens”.
Il Signor Henry Faget del Château de Cassaigne, in una gentilissima lettera inviatami nel 2009, parla della sua opera per portare aiuto concreto e morale a questo gran numero di nostri immigrati. Intervento così protratto nel tempo da consentirgli ancora una buona conoscenza della nostra lingua.
Che si trattasse di un fenomeno imponente lo testimonia anche una ricerca, “La petite Italie”, condotta in quegli anni dalle Università di Bordeaux e Milano; la tesi era rivolta a favorire l’inserimento delle famiglie italiane nella realtà del sud-est della Francia (1923-1930).
A questi italiani, che in tempi lontani e non facili, hanno trovato in terra di Guascogna ospitalità, lavoro e sovente fortuna, dedico il mio lavoro.
Una ragione in più per amare questi luoghi e queste persone che li hanno accolti.