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La promozione


L’argomento scotta.

Richiamo subito il lettore a considerare che il sottoscritto ha fatto un percorso del tutto particolare nell’avvicinarsi al mondo dell’armagnac, partendo dalla curiosità per giungere a un minimo di approfondimento culturale attraverso il collezionismo.

Ricordo anche quanto ho diffusamente segnalato in queste pagine, cioè il fascino romantico che mi pervade.

Per questo motivo non mi irrito, ad esempio, se per trovare un piccolo produttore del paesino di Parleboscq impiego lo stesso tempo necessario per trovare un parcheggio nel centro storico di Genova; però non tutti i turisti, anche quelli più appassionati di armagnac, sono tenuti ad avere la pazienza di Giobbe.

Invito comunque alla tolleranza nei confronti di questa difficoltà, ricordando che siamo in presenza di un mondo contadino che dedica al lavoro nei campi gran parte della giornata.

La mancanza di pannelli promozionali va letta anche in funzione del ridotto volume di vendite; molti non possono permettersi uno spazio espositivo, con relativa presenza di personale dedicato alla ricezione dei visitatori. Il tutto è complicato dalla vastità della campagna e dalla scarsa presenza umana.

Fanno eccezione quelle realtà in cui si trova, affiancata alla possibilità di acquistare prodotti dell’agricoltura (compreso quindi l’armagnac), anche quella di pernottare.

Altra variante che agevola il turista è la presenza di piccoli musei contadini che in genere sono il semplice corollario di una minima storia della famiglia.

Normalmente si trovano vecchie immagini fotografiche e strumenti di lavoro ormai abbandonati e che forniscono soprattutto la sensazione di quanto fosse impegnativo il metodo di coltura tradizionale.

Sono condivisibili come testimonianza, molto meno con l’attualità e col messaggio che vogliono trasmettere.

Produrre armagnac secondo tradizione non significa certo arare ancora la vigna con i buoi.

I musei contadini sono comunque apprezzabili perché integrano la visita alla cantina e la relativa degustazione, con una informazione che non si limita al distillato; inevitabilmente si finisce per parlare di Guascogna ed è un modo splendido per partecipare spiritualmente e comprendere il territorio e la gente.

Per completezza d’informazione devo avvisare che esistono anche produttori contrari a questo tipo di allestimenti. La motivazione è legittima: il timore che il confronto fra vecchi metodi e innovazione possa essere di detrimento all’immagine tradizionale dell’armagnac.

In qualche raro caso non è neppure consentita la visita alla cantina.

Ho appurato che in genere si tratta di pudore; i piccoli vignaioli sanno che in zona è possibile visitare cantine monumentali e temono che il confronto li penalizzi.

Ben diversa la causa di divieto di alcune strutture commerciali; la cantina non è visitabile perché non esiste.

In sostanza acquistano armagnac che fanno imbottigliare dal produttore con le loro etichette ed è commercializzato di solito con nomi di fantasia.

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