Il Signor Yves Rispat
Ovvero come essere (incolpevolmente) inopportuni.
Mai fidarsi ciecamente delle informazioni che si trovano su Internet; l’ho imparato nel corso della mia pluriennale ricerca, ma in quest’occasione non avevo cercato altre conferme ed ero convinto che fosse possibile visitare il castello di Lupiac, come recitava il sito dedicato a D’Artagnan.
Domenica 28 Settembre 2011, in pellegrinaggio per le terre amate in compagnia del fotografo ufficiale del viaggio (mia figlia Elena), mi dirigo verso questo luogo storico e non appena giungiamo nell’ampia corte antistante al castello, scendiamo dall’auto per immortalare la splendida costruzione.
Passano alcuni istanti e compare un elegantissimo signore che ha tutto meno che l’aria del custode del maniero; sospetto subito che non sia entusiasta del nostro arrivo ma, beata ignoranza, temo che l’orario di visita sia terminato.
In breve, il castello è proprietà privata e “sarebbe buona creanza, prima di scattare fotografie, chiedere il permesso”.
Cerco di spiegare, senza grande successo, il motivo di tanta disinvolta intromissione, peraltro ho la netta percezione di non essere convincente.
Mi soccorre il minimo bagaglio culturale che possiedo sulla Guascogna e segnalo che il mio interesse precipuo era quello di testimoniare con immagini, nella ricerca che sto completando sull’armagnac, la struttura di un “château gascon”.
Il Signor Rispat, di cui fino a quel momento continuavo a ignorare l’identità, si ammorbidisce e racconta la storia della magione e dell’illustre ospite che lo abitava; non solo, ci invita a entrare, ci presenta la consorte e ci fa visitare gran parte del castello, compreso il parco.
Tutto il racconto di Dumas (e prima ancora di Gatien Courtilz de Sandras) pare rivivere e trovare testimonianza in questi ambienti e quando arriviamo al momento del congedo, mi vedo offrire due vecchie cartoline della Guascogna e il biglietto da visita, assolutamente essenziale:-Yves Rispat, Castelmore-. All’improvviso si apre uno squarcio nella memoria: avevo trovato questo nome negli estratti di una riunione del B.N.I.A. risalente al secolo scorso, inserito fra i produttori partecipanti; con la postilla “Senatore del Dipartimento del Gers”.
Ne ho la conferma e con questa mi giungono i dettagli dell’armagnac che aveva prodotto.
Ironizzo sulla singolare circostanza di non conoscere alcun senatore in Italia, mentre ne ho conosciuti due in Guascogna, lui e Abel Sempé, così scoprendo che il Signor Rispat gli era succeduto nel collegio senatoriale.
Un ultimo cenno relativo a quanto la sorte possa essere strana in certe occasioni: la passione politica di questo signore è tutt’altro che sopita, anche se si è ritirato da una partecipazione attiva e nel momento del nostro arrivo stava seguendo alla televisione gli esiti delle elezioni.
Per lui è stato come se suonasse alla porta un venditore di aspirapolveri nel momento stesso in cui un appassionato di calcio si accinge a seguire la finale del Campionato del Mondo ma, con grande cortesia, non l’ha dato a vedere.
P.S.
Nel 2015 il Signor Rispat è mancato.
Nel libro compaiono i miei ringraziamenti e mi auguro che la famiglia voglia considerarli come un dovuto e immancabile tributo personale.