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Case, ville e castelli


Se c’è qualcosa che apprezzo particolarmente nelle case della Guascogna è la coerenza costruttiva unita all’attaccamento alla tradizione.

Riguarda le case, le ville, i castelli e, sebbene con sfumature diverse, anche i paesi.

Ovviamente non faccio un discorso da specialista del settore, mi limito a un confronto con la mia regione, il Piemonte, dove osservo quest’attenzione soprattutto nelle grandi cascine, in modo particolare in quelle delle risaie.

Relativamente alla tecnica costruttiva della case, le strutture abitative vecchie o antiche possono essere suddivise in due tipologie: quelle a “colombages” e quelle in pietra.

Le prime sono caratteristiche della zona landese e di parte del Gers; si tratta di case che hanno una struttura di legno, quasi sempre di quercia locale, che trattiene le pareti (sia interne che esterne) consistenti di materiale disomogeneo, frutto d’impasto di terra grassa, paglia, fieno e sarmenti di vite (il torchis).

Generalmente si sviluppano al piano terra; il mattone o la pietra sono presenti per lo più nella base delle case e alle stesse si accede per mezzo di due o tre scalini.

Naturalmente optando per questa soluzione non si praticavano scavi in profondità per la creazione di cantine all’interno delle fondamenta, quindi era necessario crearne delle apposite in prossimità della casa.

La seconda tipologia è tipica del paesaggio dove impera la roccia calcarea ed è presente soprattutto nella Lomagne (dipartimento del Lot-et-Garonne), zona che un raffinato esteta come Stendhal descrisse come la Toscana francese.

In pratica la popolazione ha adottato le tecniche costruttive più compatibili con le caratteristiche del luogo d’insediamento.

Accomuna la tipologia costruttiva la presenza in cucina del forno per cuocere settimanalmente il pane e pure la struttura del pavimento, in terra battuta o in mattoni; il tetto era, ed è sovente ancora, provvisto di tegole di tipo romano.

Nelle case coloniche più dimesse, sovente si addossava la stalla a una parete della cucina per sfruttare il calore fornito dagli animali; tutte erano dotate di un grande camino.

Per quanto attiene le ville, la loro costruzione non recente testimonia un consolidato benessere economico dei proprietari, senza trascendere nello sfacciato.

La loro classe si manifesta in special modo all’esterno con un’attenta cura dei giardini, comunemente realizzati “alla francese”e di parchi dove giganteggiano le querce locali.

Considerando l’età di questi alberi maestosi e quella delle costruzioni, ci si rende conto che la scelta del sito abitativo è, in alcuni casi, secondaria alla presenza primitiva dei frondosi vecchioni. In effetti, anche le costruzioni più recenti sono sovente inserite a ridosso di questa generosa e umbratile offerta naturale.

I castelli sono ancora spesso abitati dai proprietari e la nobiltà guascona, poiché di essa quasi sempre si parla, non trascura certo di ricordare le proprie origini attraverso quei segni del potere che i castelli da sempre rappresentano.

Nei paesi ogni tanto si possono cogliere situazioni censurabili; nel complesso, sia merito delle normative edilizie o di buon gusto personale, si cerca di mantenere antiche armonie.

Credo non siano estranei a questa realtà due elementi: il primo riguarda la forte presenza dello Stato in queste zone già ai tempi dell’Ancien Regime e il secondo la creazione nel 1671 dell’Académie d’Architecture col compito precipuo di garantire l’adesione agli stilemi classici e al “grand goût”.

Un’ultima riflessione la dedico al confronto fra la nostra campagna e quella della Guascogna: è raro vedere fattorie abbandonate o ridotte a ruderi.

Forse la causa risiede nella scarsa antropizzazione e nella lontananza dai centri industriali che hanno frenato la migrazione interna; penso che sia stato decisivo l’attaccamento alla loro terra e al suo prodotto di eccellenza.

Ovviamente le case sono cambiate nel tempo, ma un osservatore attento scorge le tracce del passato.

Ad esempio il Château d’Ascous tradisce tuttora l’origine difensiva (14° secolo).

La corte era completamente chiusa da mura (si vedono ancora i cardini del grande portone e la possente stanga di chiusura) e sull’ala sinistra si nota la riconversione in ambiente abitativo della torre crollata a causa di un non lontano incendio.

La torre è rimasta invece sull’etichetta.

 

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