Folle blanche
Un discorso a parte merita la Folle Blanche; innanzitutto il nome non è tipicamente guascone, ma è stato coniato in Charente dai produttori di cognac.
Fra i vecchi produttori del Gers e delle Landes si parla normalmente di Piquepout, Piquepoult, Picpout, Pic Poul (in altre zone chiamato Enrageat), un vitigno che fu adottato anticamente proprio perché si prestava molto bene alla distillazione.
Il nome è solo in parte bizzarro: significa pizzicalabbra; basta assaggiarlo per capirne la ragione.
La prima documentazione scritta di questo vitigno, detto vitibus picapoli negri, risale al 1384, ma un mosaico romano scoperto a Eauze mostra un’incredibile somiglianza fra le foglie rappresentate e la pianta originale.
Già nel 1601 Olivier de Serres lo giudicava il re dei vitigni.
Ha una distribuzione abbastanza omogenea, con prevalenza nelle Landes per la presenza del terreno sabbioso-siliceo che contribuisce a limitare l’insediamento di alcuni parassiti dell’apparato radicale; fino ai primi del novecento la resa per ettaro era assai alta e variava da 60 a 80 ettolitri.
Quando il lettore della ricerca troverà alla voce vitigno il simbolo “pi” deve sapere che ho inteso esclusivamente il Piquepoult del 1800.
Ritengo il chiarimento doveroso poiché si trovano etichette che riportano la specifica Piquepoult, Picpout ecc. ma fanno riferimento, essendo bottiglie di annate novecentesche, alla tradizione contadina di connotare la Folle Blanche in questo modo.
Per completezza di informazione segnalo che la strage arrecata dalle malattie della vite aveva comunque risparmiato alcuni ceppi di piquepoult, particolarmente nella zona delle Landes.