Sposarsi in cantina
Quando giunge il momento dell’assemblaggio soltanto il senso innato e l’esperienza aiutano il maestro di cantina a comporre il delicato mosaico.
Bisogna fondere le peculiarità di un armagnac con un altro, di un’annata con l’altra e coronare il lavoro di anni; tecnicamente sono definite “coupes”.
Con tutta l’ironia del caso, forti di una fede di stampo tradizionalista e per distinguersi dai colleghi della Charente, i guasconi definiscono questo momento come “mariage”, matrimonio.
Proprio come per un Comandamento si ricorda che nessuno potrà mai disgiungere ciò che il maestro di cantina ha unito.
Per alcuni esiste pure una fase di “fiançailles”, fidanzamento; anche in questo caso di assemblaggio molto precoce bisogna porre estrema attenzione a non effettuare bruschi o repentini rimescolamenti.
Come per tutti i matrimoni si conserva l’album fotografico.
In questo caso si chiama il “pied de cuve”, termine di assai ardua traduzione; si può considerare un prototipo ben riuscito che è posto sotto vetro.
In sintesi è un campione dell’armagnac che si desidera riprodurre per tutte le annate a seguire, allo scopo di perpetuarne le caratteristiche; l’intendimento evidente è quello di fidelizzare il cliente proponendo il top della produzione.
Come nota di colore segnalo che nei tempi passati, dopo il vero “mariage” in chiesa, era normale che si festeggiasse in cantina.
L’esibizione della dote in pièces della sposa era da quelle parti ben più efficace dell’italica esposizione delle lenzuola la notte seguente gli sponsali.
Aggiungo l'immagine dei signori Audirac.
Erano produttori di armagnac ma non lo commerciavano e quindi si tratta di una rarissima bottiglia di affezione.
La figlia di questi coniugi, al momento della spartizione ereditaria, ha voluto rendere omaggio ai propri genitori.