La Signora Claudine Labenne
Spesso mi è successo di arrivare nel momento sbagliato ma, per fortuna, qualche volta capita anche di arrivare nel posto giusto; così è successo per il Domaine de Montréjo.
La Signora Labenne si scusa per non potermi dedicare molto tempo e poi se ne scorda (non delle scuse, ma del tempo a sua disposizione); è sufficiente chiedere notizie su una vecchia etichetta che riporta la scritta Château de Balarin, un tempo proprietà della nobile famiglia De Galard, per infonderle una loquacità inattesa.
È attaccata al suo paese, alla sua proprietà, alle vicende famigliari e racconta con dovizia di particolari e con legittimo orgoglio la storia di sei generazioni passate su quella terra.
Sono le visite che più mi appassionano, poiché sento riemergere tutta la determinazione di questa gente, mi rendo conto di quanti problemi debbano affrontare per continuare un’attività non facile e mi sembra di dare più significato e valore alla mia ricerca.
Bisogna anche rilevare che presentarsi come appassionato di armagnac e aspirante scrittore dello stesso, mi ha aperto molte porte, comprese quelle più personali e intime; più di una volta mi sono sentito dire da molte signore:
“La buonanima di mio marito non sopportava l’idea che tutto terminasse con la sua scomparsa”.
In questo caso sono ulteriormente agevolato dal fatto che la figlia della Signora Labenne è essa stessa scrittrice e che tutte le difficoltà di questa condizione sono ben presenti alla madre.
Poi mi è mostrata la fotografia presente nel bel libro di Chantal Armagnac che la ritrae in conviviale brigata con altri produttori e che la rende particolarmente orgogliosa.
La gentile signora Labenne mi congeda dichiarando che resta in attesa del mio libro; certamente non me ne scorderò.