La fiamma dell'armagnac

Il processo della distillazione rappresenta uno dei momenti più affascinanti del lungo percorso che il vino subisce per arrivare all’armagnac.

Alcuni proprietari sono tanto orgogliosi del loro lavoro e così lieti di condividerlo che è possibile (con una richiesta preventiva) parteciparvi.

Sono momenti d’irripetibile socialità, goduta nell’ambiente classico della cantina illuminata dal braciere dell’alambicco e pervasa dei sentori profumati dell’acquavite nascente.

Nei tempi passati, previa una lunga consuetudine con i proprietari e con il distillatore professionista, era possibile assistere, quasi sempre di notte, a questa misterica procedura, ma bisognava avere il fisico perché i generi di conforto (inclusa l’acquavite tiepida appena uscita dall’ugello) che erano elargiti nottetempo finivano per indurre una tale sonnolenza da esporsi al loro sguardo impietoso.

Questo tipo d’iniziativa si va sempre più affermando ed è stata, almeno per molti produttori, istituzionalizzata.

È sufficiente controllare il sito del B.N.I.A. alla voce “Flamme de l’Armagnac” per averne notizia e prenotarsi presso i vari produttori.

Se sarete in zona, avrete l’opportunità di vedere singolari tedofori alcolici passare, a piedi o a cavallo, per consegnare la fiamma simbolica che autorizza l’inizio della distillazione.

Nulla di olimpicamente serioso, resta l’impronta della festa paesana condita dalla cortesia contadina, ma non scevra (siete in Guascogna!) dalla certezza di regalare opportunità non proponibili altrove.

La prassi invalsa è ormai quella di offrire una prima colazione o una cena durante la distillazione.

Lo spirito d’accoglienza è di casa in Guascogna, ma non si arriva ancora a provvedere un letto per i meno resistenti, per cui suggerisco di essere parchi.

Propongo  comunqueuna sede assai esclusiva per l'ambiente, la produzione, la sperimentazione, la cortesia ed il museo, la  Conservatoria di Mons di proprietà della Chambre d'Agriculture del Gers a Caussens, non lontano da Condom.