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Storia dell'armagnac 1


Tracciare la storia dell’armagnac significa ripercorrere almeno in parte la storia della distillazione.

Per comprendere appieno l’importanza socio-economica e culturale dell’armagnac richiamo questo dato avallato da diversi autori: 1000, fra produttori e negozianti, sono tuttora coinvolti in quest’attività.

Il dato va letto con attenzione perché in questo numero sono conteggiati anche coloro che, pur avendo cessato l’attività, detengono nella loro cantina o in quella altrui uno stock “dormiente “di armagnac.

Come nel caso dell’Irlanda messa in ginocchio nel 1844 dalla malattia che aveva colpito le patate, così la Guascogna ha patito incredibili sofferenze per tutte le malattie legate alla coltivazione della vite.

Tutto iniziò con l’oidio nel 1860, cui seguì la fillossera che dal 1878 porterà a una consistente riduzione del terreno vitato; poi comparve il mildiou nel 1887 e nel 1890 anche il black rot.

Questa è l’evoluzione del comprensorio produttivo dell’armagnac:

1892             104.000 ettari

1896               93.000   “

1912               44.000   “

Si consideri anche che la parte prettamente agricola é solo la componente più evidente.

In realtà a questa va aggiunto l’indotto: dalla produzione delle bottiglie a quella delle botti e ai mezzi di trasporto, quali i carriaggi e in seguito i barconi. Non dimenticando la produzione dei tappi; nel solo Lot-et-Garonne erano censiti nel 1851 quasi 6.000 ettari di sughereti e si contavano settanta sugherifici.

Riguardo alla produzione del vetro segnalo la deroga concessa da Luigi il Santo alla nobiltà guascona: la povertà della zona era tale che le fu concesso di costruire piccole vetrerie senza perdere titolo e relativo appannaggio. La più nota delle vetrerie apparteneva ai Granier de Cassagnac di Avéron-Bergelle.

La Guascogna peraltro si prestava assai bene a quest’attività: non mancavano le foreste per trasformare la legna in carbonella e dalla cenere di legno si otteneva la potassa.

La sabbia quarzo-silicea delle Landes era adatta alla produzione del vetro e la calce proveniva dalle cave dei dintorni di Riscle. Il ciclo lavorativo era quindi completo e autosufficiente.

Il primo documento che testimonia la vendita in bottiglia risale al 1750.

Contemporaneamente compare in una stampa la prima raffigurazione di un tappo in sughero; era iniziato il gemellaggio col vetro. Risale a quel periodo la costruzione della prima strada inghiaiata che collegava Tolosa a Bordeaux, passando per Auch e Mont-de-Marsan. La produzione di armagnac ha quindi condizionato fortemente questa zona, inducendo cambiamenti economici, sociali, culturali e la morfologia stessa del territorio.

Basta pensare all’operazione di rendere più navigabile la Baïse; si tratta di un piccolo e calmo fiume, a proposito del quale furono fatti progetti di navigabilità già nel XVI e XVII secolo.

L’inaugurazione ufficiale del primo tratto (da Pont-de-Bordes a Condom) avvenne nel 1839. Restò un’opera decisiva fino all’avvento della ferrovia, iniziando a tracollare verso gli ultimi anni del 1800; il traffico fluviale continuò comunque fino agli anni precedenti la prima Guerra Mondiale.

Si può sinteticamente affermare che i produttori di bas-armagnac utilizzavano normalmente l’Adour mentre quelli della ténarèze e dell’haut-armagnac preferivano la Garonne. Dagli anni trenta del 1900 il sistema di trasporto, complice una risistemazione della rete stradale, iniziò a convergere sul trasporto su gomma, affossando definitivamente ogni altra soluzione.

Il periodo d’oro per l’armagnac è comunemente considerato quello che va da inizio 1800 alla comparsa delle malattie della vite.

Nel 1804 i vigneti si espandevano per 72.000 ettari, il 12% del territorio, con una produzione di distillato di 50.000 hap (hl di alcool puro); nel 1840 il territorio vitato si era ridotto di circa 10.000 ettari e la resa, in termini di hap, era notevolmente cresciuta. Evidentemente più vino era inviato all’alambicco.

Nel 1953 e nel 1962 gli ettari erano 96.000 e il distillato prodotto nel 1972 sarà di 100.000 hap, record mai più superato.

Cito anche una notizia tratta dall’originalissimo libro di Irène Gaubert: in alcuni momenti del 1800 e del 1900, il prezzo dell’armagnac era quasi sovrapponibile a quello del vino utilizzato per produrlo.

Allo stato odierno delle conoscenze il più antico documento che testimoni l’utilizzo di armagnac, riguarda l’impiego di questo distillato a scopo terapeutico; si tratta dell’opera del 1310 scritta da Maître Vital Dufour, francescano, medico della scuola di Montpellier e futuro cardinale. Il documento che si trova negli archivi vaticani, è stato tradotto dall’abate Loubès e testimonia tutte le virtù terapeutiche (ne cita ben 40!) dell’armagnac; si va dall’epatite al cancro ed è consigliato per mantenersi in buona salute.

Storia dell'armagnac 1
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