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Guerre guerreggiate


Com’è comprensibile in più di 2000 anni di storia documentata la Guascogna ha vissuto momenti bellici che hanno segnato il territorio e la popolazione; limito comunque le informazioni alle guerre di religione e civili.

Le prime, che furono causa di tante devastazioni, imperversarono nel XIII secolo con crociate interne, sfigurando gran parte della Francia.

Tutto iniziò con Innocenzo III che dal 1209 al 1229 patrocinò la crociata contro Catari e Albigesi.

A capo delle truppe fu posto l’abate Arnaud Amaury. Per inquadrare il personaggio e il momento storico credo sia sufficiente citare il poco salomonico giudizio emesso per dirimere il problema di come riconoscere gli eretici dai cattolici, entrambi rifugiati all’interno di una chiesa: “Uccideteli tutti, Dio saprà riconoscere gli innocenti”.

Ancora guerre di religione a cavallo del 1500 con la partecipazione di Enrico III di Borbone, re di Navarra, uno dei potenti nobili a capo della fazione protestante ai tempi della guerra fra Cattolici e Ugonotti.

Il termine riconduce al Protestantesimo che si era radicato in parte della nobiltà e della borghesia francese fra il 1560 e il 1629; per valutarne la grande diffusione si consideri che già nel 1561 esso contava più di 2000 chiese organizzate. La guerra conobbe varie fasi belliche e diplomatiche e toccò il suo apice di crudeltà nel 1572 quando, con l’inganno, furono riuniti e trucidati a Parigi migliaia di Ugonotti in quella che passò alla storia come “La notte di San Bartolomeo”.

Vero è che pure i Protestanti si abbandonarono ad azioni efferate; ad esempio gli abitanti di Montréal-du-Gers le subirono nel 1565 per opera di Gabriel I de Montgommery che, agli ordini di Margherita di Navarra, rase al suolo la cittadina. Lo stesso comandante nel 1569 saccheggiò Vic-Fezensac, incendiò Eauze e l’abbazia di Flaran massacrando i monaci (Faget 2008, 22); distrusse il monastero femminile di Vopilhon, parte della Collegiale di Nogaro e del chiostro annesso.

Senza dimenticare la reciproca solerzia di Blaise de Monluc, ad esempio a Terraube e a Saint-Justin-d’Arm.

Il Borbone, dopo aver abiurato ben due volte la propria fede, assunse la corona di Francia col nome di Enrico IV nel 1589 alla fine della guerra definita dei tre Enrichi.

Si deve a lui anche parte della responsabilità di scatenare la guerra dei Trentanni. Il timore di trovarsi schiacciato fra i domini asburgici in Spagna e Olanda lo spinse a una politica anti imperiale.

Ufficialmente la guerra prese inizio dalla “Defenestrazione di Praga” nel 1618 e credo che il gesto vada evidenziato come splendido esempio di un fatto storico realmente avvenuto e contemporaneamente del tutto stravolto dalle parti in causa. In seguito ho scoperto che i messi imperiali erano stati realmente gettati dalla finestra, ma erano planati su un cumulo di letame che li aveva lasciati pressoché indenni.

Le conseguenze furono catastrofiche per le nazioni coinvolte; battaglie, rappresaglie, saccheggi, e devastazioni di ogni tipo si aggiunsero alla peste che infuriava e stremarono buona parte della popolazione europea. Le guerre di religione terminarono solo nel 1787, grazie anche all’avvento dell’Illuminismo.

La guerra civile più sanguinosa fu scatenata nel 1407 dall’assassinio del duca d’Orleans per mano di Giovanni Senza Paura, duca di Borgogna e fu una delle fasi che contribuirono a creare quella che fu definita Guerra dei 100 anni (1337-1453), la stessa che vide partecipare Giovanna d’Arco.

Si crearono due fazioni, storicamente definite degli Armagnacchi e dei Borgognoni: la prima sotto la guida di Bernardo VII di Armagnac mentre la seconda era patrocinata dal duca di Borgogna.

Dopo alterne vicende belliche entrambe le fazioni chiesero l’aiuto degli inglesi e questi cercarono di trarre i maggiori benefici alternando la loro alleanza e riuscendo ad annettersi la Normandia.

Troppo tardi i contendenti si resero conto dell’errore commesso e decisero di allearsi per ricacciare gli inglesi; poco dopo i Borgognoni, allettati dalla promessa di riconoscimenti territoriali, si defilarono lasciando ai guasconi l’onore e il peso dello scontro frontale.

La battaglia decisiva avvenne ad Azincourt il 25 ottobre 1415, non lontano da Calais e nonostante la preponderanza della loro armata, gli Armagnacchi sbagliarono completamente tattica e subirono una dolorosissima sconfitta. La fazione perdente non si riprese più, né politicamente né militarmente.

Uscì malconcio anche il mito della Cavalleria perché la messa a morte di un cavaliere per mano di un arciere o di un mercenario era considerata un’indegnità assoluta.

Il senso dell’onore si stava spegnendo in una nuova tipologia di guerra che poneva la vittoria, non la gloria, come obiettivo primario.

Non erano trascorsi molti anni da quando Giovanni I, il re di Boemia completamente cieco, si era fatto legare al cavallo ed era andato alla carica contro gli inglesi di Edoardo di Woodstock, detto il Principe Nero, durante la battaglia di Crécy (1346) per cercare una morte “non disonorevole”.

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