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Chez Laberdolive


Il Signor Pierre Laberdolive mi riceve cortesemente nonostante non avessi preso appuntamento.

È il primo giorno di verifiche in Guascogna e dopo aver fatto brevemente cenno alla mia intenzione di scrivere un libro attinente anche alla storia dell’armagnac, mi sento dire che sono “fou”; magari un matto laborioso, ma tale resto.

Come incoraggiamento non è male, se si considera che era il secondo produttore che incontravo.

Devo peraltro ammettere che non sarà una dichiarazione così isolata e che per molti aspetti sarà anche l’unica che lo accomuna con gli altri.

Ero stato avvertito e peraltro conoscevo la fama della persona, per cui cerco di essere attento alle parole e al modo di esporle, tuttavia la scarsa dimestichezza con la lingua non mi aiuta.

Pierre Laberdolive cerca subito di smontare i presupposti della mia ricerca e arriva al punto di eliminare diversi millesimi.

Non obbietto nulla e devo ammettere la possibilità di un errore di compilazione; non mi spiego comunque come possa averne fatti così numerosi per un produttore assai noto e tanto diffuso commercialmente.

Ritorno in Italia, faccio l’ennesima verifica e ritrovo i millesimi depennati; in ogni caso prendo atto delle sue indicazioni e non compariranno.

Mi stupisce annotando che in alcuni casi ho utilizzato i dati della guida di Cousteaux e Cazamayor della quale tesse le lodi; è vero, lo dichiaro nella bibliografia e nelle fonti che sempre rendo evidenti, ma è l’unico che lo percepisce.

Mi rendo anche conto che una ricerca come quella che conduco riveste poco interesse per chi, desiderando legittimamente primeggiare, si trova accomunato con centinaia di produttori spesso sconosciuti e a più di 2000 marchi commerciali.

In ogni caso la persona non è soltanto critica, è anche propositiva e mi suggerisce di ampliare il discorso segnalando le esperienze personali avute nel corso delle mie peregrinazioni in terra di Guascogna, motivando il tutto con la considerazione che l’armagnac è soprattutto uno stile di vita; ammetto il limite e dichiaro che integrerò (come, in effetti, sto facendo).

Consapevole di aver colto nel segno il Signor Pierre va oltre e si spinge a suggerirmi pure il titolo da dare al mio libro.

Se mi ritenessi veramente uno scrittore, mi sarei alzato e avrei preso congedo, ma sono un semplice appassionato e ascolto nuovamente i suoi consigli, per cui ad una parte del libro assegno il titolo suggeritomi.

Peraltro ho utilizzato così tante e diverse fonti, che mi parrebbe quantomeno inesatto intitolarlo “Visto in Guascogna”.

Per ben tre volte ribadisce, non certo per giustificarsi, di essere una persona che ama parlare in modo diretto.

Non è possibile non rendersene conto e comunque apprezzo questa filosofia poiché generalmente è indice di sincerità.

A margine segnalo la grande bellezza della cantina e della distilleria che, grazie al padre Gérard, avevo già visitato molti anni prima.

Mi congeda assicurandomi il suo aiuto e non mi pare un risultato de poco.

Chi viaggia per quelle terre non si faccia mancare una visita “chez Laberdolive”.

Chez Laberdolive
Chez Laberdolive