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Il Signor Patrick de Montal


Con un cognome simile non è stupefacente finire nella storia dell’armagnac poiché la famiglia di questo signore fa già parte della storia della Guascogna.

Consapevole di quest’assunto mi ero preparato mentalmente a una visita che non avrebbe avuto lo sviluppo classico dell’incontro con un piccolo proprietario. So che il Signor Patrick ha a disposizione armi che non si limitano a quelle raffigurate nel blasone famigliare e che inducono comunque allo stupore.

Sarà banale come inizio, tuttavia non posso esimermi dal segnalare innanzitutto la bellezza della proprietà che annovera una certosa del XIX secolo costruita sulle fondamenta di un insediamento agricolo medioevale.

Dopo una breve esposizione dell’oggetto della mia visita sono invitato ad accomodarmi nell’arioso studio dove sosterrò un primo esame di ammissione; devo ammettere che raramente ho trovato nei miei interlocutori persone così attente nell’esaminare la ricerca; è stata sfogliata con cura e approvata nella sua sostanza.

Considerando la franchezza della persona, pur condita dall’innata cortesia, sono certo che non avrebbe taciuto le sue perplessità a questo riguardo.

Nelle mie intenzioni c’era pure quella di scoprire come mai un signore dotato di tali conoscenze e possibilità avesse optato per la produzione di haut-armagnac; la scelta mi pareva più coraggiosa che singolare.

Non è stato necessario fare domande; il Signor de Montal ha chiarito il tutto (si è trattato di un ritorno alle origini) e l’ha avvalorato con una disamina solo apparentemente impietosa.

Sintetizzo il suo pensiero.

 

1) Si deve adottare la stessa politica promozionale del cognac, fare squadra indipendentemente dalle varie denominazioni.

 

2) Ripristinare le condizioni del decreto Fallières e non penalizzare le zone con ulteriori limitazioni geografiche delle aree di produzione.

 

3) Consentire l’immissione in commercio di millesimi con un invecchiamento contenuto, senza l’obbligo cogente dei dieci anni di botte.

 

Ovviamente il primo punto, almeno concettualmente, è condiviso da tutti, anche se la tradizione individualistica è sempre forte in Guascogna; necessita quindi di un lavoro che investa attori istituzionali e privati, capaci di far leva sull’immagine paesaggistica, etnologica e turistica.

Quanto all’ampliamento del territorio sarà forse necessario un grande sforzo di mediazione; il passaggio dai 100.000 ettari di fine 1800 agli attuali 15.000 non può essere solo motivato dalla ricerca del massimo obiettivo qualitativo.

Ammettendo che il criterio sia sempre corretto, si corre il rischio di estinguere vocazioni, professionalità e aspirazioni che non potranno essere facilmente recuperate in un secondo tempo.

Sul terzo punto è battaglia aperta perché gli interessi in gioco sono molteplici e sostanzialmente è messa in causa l’identità stessa dell’armagnac.

Prima di congedarmi chiedo al Signor de Montal di riassumere lo spirito che ha animato questa sua nuova impresa ottenendo una stringatissima risposta:

”Troverà tutto sul nostro sito”.

Giro il consiglio al lettore, anche su Internet si può trovare il cuore della loro iniziativa.

Non sto usando un servile plurale maiestatis, considero fondamentale l’apporto della Signora Victoire, la consorte.

Il Signor Patrick de Montal
Il Signor Patrick de Montal