Il Signor Gilles Lhoste
Alcuni rumori sono per me inconfondibili e come scendo dall’auto parcheggiata in un viale di platani, il mio pensiero corre agli anni giovanili, quando in estate ci si recava sul fiume Bormida per le nostre battute di pesca.
Il salto dei pesci fuori dall’acqua e la successiva ricaduta hanno un suono ben preciso e il laghetto prospiciente il Domaine d’Eyssac deve essere assai popolato di prede che nessuno adesca.
Il piccolo e curatissimo parco che circonda l’abitazione è delimitato da aiuole fiorite, inframmezzate da ciuffi di papaveri ornamentali dai colori sgargianti.
Resto sempre stupito dal portamento di questi fiori dallo stelo così apparentemente debole.
Il mio arrivo è annunciato e in attimo si materializza il proprietario, una delle persone più attente e disponibili che io abbia avuto in sorte di conoscere.
La mia curiosità era invece dettata dal desiderio di verificare i dati della ricerca e anche dall’appurare se veramente era esistita l’annata 1848; i collezionisti si mettano il cuore in pace, c’era ed è esaurita.
Non manca certo una lunga tradizione famigliare di produzione di armagnac e il Signor Lhoste, avendo verificato il mio desiderio di essere attento alla parte storica, si attiva per documentarla; in un attimo mi offre il primo degli omaggi: la copia di un premio vinto nel 1896.
Parlo del mio progetto editoriale e dei possibili problemi a esso connessi e subito mi mette in contatto telefonico col Signor Jean-Bernard Laffitte di Estang, autore di alcuni libri e ottimo fotografo, che mi riceverà il giorno successivo.
Non solo questo, ha un cognato che è stato maestro di cantina e pure lui è coinvolto nel fornirmi informazioni.
Il Signor Lhoste, pur non sapendo che il giorno precedente, mentre cercavo la sua distilleria dalle parti di Moulin de Juzan, mi ero perso per la campagna, provvede comunque a redigere una cartina dettagliata per raggiungere il parente.
Infine il colpo di teatro: ha trovato in un vecchio mobile una Carte Guide de l’Armagnac del 1945 e me ne fa omaggio. Scopro produttori e commercianti dei quali ignoravo l’esistenza e riesco ad avere conferma di alcuni certamente attivi e contemporaneamente portatori di seri problemi di attribuzione.
Non riesco a trattenere il mio entusiasmo riconoscente e la cortesia della persona è così grande che si schermisce asserendo che ha semplicemente cercato di aiutare un ricercatore italiano.
Nel frattempo percepisco che le donne di casa sono pronte per il pranzo e mi appresto a prendere commiato, anche perché ormai si chiacchierava da più di un’ora, ma il Signor Lhoste intende concludere il colloquio diversamente.
“Mi permetta di offrile un aperitivo all’armagnac”.
Penso al Floc e mi convinco che riuscirò a reggerlo anche restando a digiuno, come spesso avviene in occasione delle mie ricerche; non è così, si tratta di un bicchiere di armagnac giovane allungato con una bevanda tonica, in parti quasi uguali.
Finalmente prendo congedo senza scordarmi di avere un ricordo fotografico dei bellissimi papaveri.
Strano, non c’è un filo di vento eppure ho qualche problema di messa a fuoco; in effetti le immagini risulteranno mosse.