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Pessimisti si diventa


Ho sperimentato che non è strettamente necessario essere degli idealisti per diventare vittima di questo stato d’animo.

Qualche attacco malefico colpisce anche l’autore, specialmente quando non trova, nella piccola realtà concernente la ricerca sull’armagnac, la conferma che la sua passione non è supportata da testimonianze serie e documentate.

Non faccio riferimento al circondario di amici e conoscenti e neppure dalle normali frequentazioni gastronomiche (sperare di trovarlo in pizzeria sarebbe anche assurdo) quanto alla pressapochezza di alcuni testi dai quali è lecito, se non doveroso, attendersi di più.

Con la premessa che non rivolgo critiche all’autore e all’editore, mi permetto una riflessione su quello che considero tuttora, e comunque, un libro fondamentale per chi s’interessa di alcolici: Dictionary (dicesi dizionario!) of Drink di Ned Halley.

I nomi segnalati per l’armagnac sono poco più di una trentina e fra questi si contano sulle dita di una mano quelli concernenti i produttori.

Non parlo di microproprietà problematiche da censire, ma di soggetti che rappresentano il Gotha dell’armagnac.

Fatico a spiegarmi questa latitanza, così come non comprendo la scelta di pubblicare una sola etichetta che si riferisce alla selezione dell’importatore australiano Hungerford riguardante la Maison Ichon Fr.s di Bordeaux.

Che, fra l’altro, si vantava proprio sulle etichette di essere specializzata in rum.

Veramente non si poteva trovare qualcosa di più rappresentativo?

Un’etichetta o una bottiglia firmata di un’azienda fra le più note, non sarebbe stato certamente uno sconcio.

Se alla voce barbera fosse comparsa l’etichetta di mio zio Alessandro che la produceva per i parenti stretti e gli amici, ne sarei rimasto altrettanto perplesso.

La realtà, comunque, non si combatte con l’ironia o col sarcasmo quindi vedo ancora molto lavoro da svolgere per la promozione dell’armagnac.

Non essendo pessimista mi ostino a credere nel valore della politica (da italiano mi rendo conto di pormi fra il limite del credibile e l’insipienza conclamata); a maggior ragione mi auguro che il grido di dolore della Guascogna sia recepito da chi di dovere.

Pessimisti si diventa
Pessimisti si diventa