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Il Signor Michel Castay


Avviso gli armagnauti alle prime armi che non è facile trovare questa proprietà poiché l’ingresso non è indicato da pannelli; esiste solo una scritta, molto discreta, Château Jaulin, posta sui pilastri d’ingresso al viale che parte dalla strada provinciale.

Arrivo proprio nel momento in cui il proprietario sta partendo con l’auto e in cuor mio spero che si fermi qualche istante per informarmi sulla produzione della sua azienda centenaria.

In effetti il signor Castay si ferma, abbassa il finestrino e mi chiede cosa desidero.

Mi presento, chiarisco il motivo della visita e vedo che controlla la targa dell’auto con interesse; parcheggia e cortesemente m’invita a entrare.

Splendida casa, Signor Castay”.

La mia dichiarazione è assolutamente spontanea, non frutto dell’atteggiamento un po’ ruffianesco di chi vuole ingraziarsi un interlocutore.

In ogni caso ogni visitatore può darmene conferma, già il viale che conduce al Château Jaulin lascia presagire quanto di grandioso si potrà ammirare. Suggerisco, però, di non citare la bellezza del parco perché in questo signore è ancora troppo fresco il dolore causato dal disastro susseguito all’uragano Klaus.

La risposta del Signor Castay è altrettanto stupefacente.

“I miei vecchi l’hanno costruita quando ci si poteva arricchire, badi bene, non con il commercio dell’armagnac, ma dell’acquavite d’armagnac. Solo il cielo sa quanto cognac è stato aggiustato con l’armagnac. Ora, per vendere dell’armagnac, bisogna prima saper vendere il vino e ben pochi sono in grado di farlo”.

Parlare con questa persona è come aprire un libro di storia della Guascogna e non nascondo che sia stata per me, appassionato di armagnac e ricercatore dilettante, una gratificazione immensa.

Lo stupore del signor Michel alla vista della mia ricerca era palese e non finiva di felicitarsi con me per aver dedicato tanto tempo alla sua realizzazione; non si è per nulla meravigliato che fosse un italiano a metterla in atto.

“Ho avuto tantissimi collaboratori italiani, tutta gente che non si spaventava del lavoro. Le dirò di più, pur essendo miei dipendenti, non si preoccupavano affatto di dirmi in faccia quando non erano in accordo con le mie scelte e, questo però non lo scriva, qualche volta avevano ragione”.

Io invece lo scrivo e non solo per i meriti degli immigrati italiani, ma perché mentre lo diceva aveva quel sorriso tipicamente guascone di chi si può permettere l’autoironia.

Ha mantenuto anche una giovanilissima curiosità: ha cercato fra i miei dati tutti i produttori segnalati a Bretagne-d’Arm. ed ha trovato citato un suo avo dei primi anni del 1900.

Non avrei potuto fargli regalo più grande e la mia ricerca da quel momento ha avuto il suo imprimatur ufficiale; d’altra parte le proprietà della sua famiglia erano veramente numerose e non è così stupefacente trovarne traccia.

Basta allargare il campo di ricerca e andare indietro nel tempo. Si trovano le notizie più inattese, come la sponsorizzazione della Maison Castay alle Settimane Musicali Francesi del 1945 dedicate alle canzoni della Linguadoca.

Mi sono congedato con l’omaggio di una splendida bottiglia e lo segnalo perché la cortesia va sempre riconosciuta; in realtà questo signore mi ha regalato molto di più e non parlo solo delle tante informazioni che mi ha fornito.

Il Signor Michel Castay
Il Signor Michel Castay